top of page

Rifatti il letto


"Arrivò il giorno in cui mia madre mi lasciò il letto disfatto. E quando quel pomeriggio tornai da scuola e aprii la porta della stanza, la trovai così come l’avevo lasciata. In quel momento vidi, e quindi capii, che occupavo uno spazio nel mondo e che il mio passaggio, ora chiassoso ora invisibile, muoveva «cose» che non tornavano magicamente al loro posto: insomma, io contavo."

Prendiamo in prestito queste parole di Alessandro D’Avenia: è con questo aneddoto, pubblicato sul Corriere della Sera qualche giorno fa, che egli si rivolge a noi adulti alle prese con i nostri inafferrabili adolescenti. Noi che troppo spesso spacciamo per amore quella che altro non è che una melassa iperprotettiva, tenendoli così reclusi in un mondo rosa in cui non ci sono mai letti da rifare.

“Quel giorno – continua D’Avenia - è una soglia che per un cucciolo d’uomo segna, almeno simbolicamente, il passaggio dalla comoda e indisturbata onnipotenza infantile alla nuova e ruvida consapevolezza che al mondo non tutto è subito. Perché la vita non è latte materno sempre disponibile, bensì marmo da scalpellare giorno dopo giorno, affinché ne venga fuori il progetto che vi è inscritto e che vi abbiamo intravisto”.

Siamo noi adulti, dunque, a dover rivelare loro che ci sono e ci saranno sempre letti da rifare, reali o simbolici. È nostro ruolo traghettarli verso la vita adulta, insegnando loro ciò che hanno bisogno di imparare anche se non vogliono accettarlo, nella speranza che, da adulti, ripenseranno con gratitudine al tesoro che abbiamo consegnato loro. Perché la maturità è proprio questo: mettersi d’accordo con la vita smettendola di aspettarsi qualcosa da lei, ma accettare coraggiosamente sia lei ad aspettarsi qualcosa da noi.

E’ quello che tentiamo di fare, ogni giorno, con i ragazzi neo-maggiorenni che vivono negli appartamenti per l’avviamento all’autonomia dell’Arsenale. Accoglienze nate anni fa con l’obiettivo di portare i più giovani all’autonomia di vita: autonomia dal punto di vista personale, psicologico, abitativo e lavorativo. Accoglienze che sempre di più, in questi ultimi anni, sono diventate spontanee, non mediate da nessun servizio sociale. Ragazzi che sono arrivati alla porta dell’Arsenale e, semplicemente, sono entrati.

Noi crediamo fortemente nel valore dei problemi come opportunità, nella dare una seconda chance a chiunque. Crediamo nella vita, nei giovani, nel futuro…. vuoi aiutarci?

(qui il testo integrale dall’editoriale di Alessandro D’Avenia “Ogni benedetto lunedì”, pubblicato sul Corriere della Sera il 21 gennaio 2018)

bottom of page